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Parole di confine

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Se mi è concessa questa pagina bianca
scriverò per te parole di confine
nell’inverno che novembre avvicina.
Dirò di mattini solo nostri.
Ricorderò i cieli notturni d’estate
in processione di stelle cadute
fino a noi con la stessa grazia
delle foglie quando lasciano il ramo. 
E l’ultimo oro d’autunno negli occhi
mentre i fiori si spengono alle inferriate.
Eppure c’è bisogno del silenzio
perché la lingua rinasca pura.
Tu prestami aiuto, conserva la memoria,
che mi sfugge lungo le dita
la capacità di raccontarne tutta la bellezza.

 

 Laura Turra - 19/11/2018 14:09:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Grazie, Robert, della tua lettura. Mi restituisci una gioia.
Un caro abbraccio

 Robert Wasp Pirsig - 19/11/2018 12:53:00 [ leggi altri commenti di Robert Wasp Pirsig » ]

L’albero nudo è una fede trattata in terra dal circolo delle partenti: la linfa è vita sfogliata in tempo.
La tua vena dimostra che il bel ramo è sostenuto da un ottimo muscolo.
Grazie, sempre.

 Laura Turra - 17/11/2018 05:24:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Gil, la tua sensibilità nel leggere e interpretare i miei versi ogni volta mi colma di stupore. Ti abbraccio forte, grata di queste tue parole.

 Gil - 16/11/2018 23:18:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

L’inverno come metafora di un’età, ancora solo intravista in lontananza, eppure dall’ombra incombente, sicché anche quella processione di stelle di cieli notturni ed estivi se appaiono grazia, nondimeno se sono grazia lo sono nella similitudine delle foglie che cadono perdute per sempre al loro destino, lasciando il ramo nella sua spoliazione d’autunno; tuttavia quella grazia è stata vera e durerà per sempre ovvero durerà per sempre perché è del poeta la possibilità di darle parola, ancorché una parola di confine, ancorché una parola macerata nel silenzio. apparente morte del dire, ma una morte necessaria per rinascere memoria, ma una memoria più grande dell’io, una memoria che nasce da un "noi" cui la vocazione del poeta, qui la Turra, offre il proprio talento di trasfigurarla in bellezza; ma un noi necessario, una diga all’oblio, un sorreggere la fragilità di quelle dita che pure, proprio per la loro fragilità, sono già di per sé segno di bellezza.

Un’altra bella prova della virtù poetica della Turra, ormai assurta tra le voci più significative che possiamo leggere qui e altrove sul web (e non solo).

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